New York, 7 Ottobre 2015. Alla conferenza di presentazione del progetto “AMP” Dave Besbris, VP Engineering di Google, interveniva dicendo:
“Ogni volta che una pagina web impiega troppo tempo a caricare, gli editori perdono un lettore”.
E come dargli torto. Noi utilizzatori assidui del web siamo stati abituati ad avere performance sempre migliori e risposte sempre più immediate alle nostre esigenze, soprattutto da mobile. Indubbiamente, questa è la direzione che sta prendendo Google: semplificare la domanda e migliorare la risposta, nella precisione e, soprattutto, nell’immediatezza.
Vi sarà capitato, di recente, di digitare sul motore di ricerca il nome del vostro attore preferito, o della vostra squadra del cuore.
Come avrete notato, Google cerca di restituirvi subito le risposte essenziali, come i film in cui Ryan Gosling ha recitato, o il calendario delle partite di campionato della Juventus.
È in quest’ottica in cui si inseriscono le AMP, “Accelerated Mobile Pages”, una recente tipologia di pagina web per mobile che ha come parola d’ordine la “velocità”.
Per fare un esempio pratico, ecco i risultati restituiti da Google alla ricerca “Juventus” da mobile. Notiamo subito, sotto il calendario della Serie A, un carosello di notizie delle maggiori testate giornalistiche con tanto di immagini e dicitura “AMP”, col caratteristico, e allusivo, simbolo del fulmine.
Cliccando su una delle notizie due cose ci saltano subito all’occhio: la velocità di caricamento della pagina e i 20 milioni offerti dalla Juve per l’attaccante francese, che forse sono un po’ troppi.
La pagina de “La Gazzetta dello Sport” viene caricata direttamente dentro Google, con la possibilità di approfondire il contenuto sul sito principale.
È già magnifico non ritrovarsi sommersi da pop-up e alert che si aprono dispettosamente in pagina, ma c’è di più: basta uno slide a destra o a sinistra per far comparire istantaneamente le altre notizie correlate, proprio come quando si sfoglia una galleria di foto sul proprio smartphone, o le figurine dell'album Panini.
Ricapitolando: velocità di caricamento e leggerezza delle pagine. Già questi due motivi sarebbero sufficienti per passare alle AMP. Ma per quanto riguarda la SEO?
Google non ha mai rilasciato dichiarazioni specifiche circa lo sviluppo delle pagine AMP come fattore di ranking. Ma i benefici a livello di visibilità nel motore di ricerca più usato al mondo sono quanto mai evidenti e portano altri benefici indiretti.
Di recente, infatti, Google ha pubblicato il case study di “Hearts”, una delle compagnie di informazione e media più grandi al mondo (che include testate quali “Elle”, “Cosmopolitan”, “Esquire” e molte altre). Hearts ha messo online oltre un milione di pagine AMP, e questi sono i risultati dichiarati:
Dove quel 29% di aumento di visibilità fa chiaramente capire come, in un modo o nell’altro, le AMP siano un’effettiva miglioria apportabile per apparire più in alto nei motori di ricerca.
Altro dato interessante del caso “Hearst” è l’aumento del 45% del Click Through Rate (CTR), ovvero la percentuale di click rispetto alle volte in cui la pagina viene mostrata all’utente: non è certo un dato trascurabile. Ma la domanda che a questo punto sorge spontanea a tutti gli analisti è: il traffico che generano le AMP viene correttamente registrato in analytics, anche se non parliamo propriamente di pagine del sito?
Con le opportune componenti implementate, sì: è possibile tenere traccia delle metriche più comuni, come sessioni in entrata o pagine viste, ma anche costruire degli “eventi” o tracciare il traffico dai diversi canali, i click sui link esterni e molto altro ancora.
Per concludere, assieme al passaggio al protocollo di sicurezza HTTPS, questa innovazione delle “Accelerated Mobile Pages” è sicuramente ciò che permette di fare un salto di qualità al proprio sito in termini di SEO e User Experience.
Fonti: https://www.ampproject.org/case-studies/hearst/
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