Fino a qualche tempo fa, tra HTTP e HTTPS c’era poco più che una “S” di differenza. Certo, una “S” importante, che trasformava un “protocollo per la comunicazione attraverso una rete di computer” in un “protocollo per la comunicazione Sicura attraverso una rete di computer”.
Poi, già dallo scorso 2016, Google ha pensato di riportare la questione all’attenzione di tutti, parlando di Chrome, il suo browser, che a Gennaio 2017 è risultato essere il più utilizzato in assoluto (57% degli utenti).
“(…) Storicamente, Chrome non ha mai etichettato le connessioni in HTTP come 'non sicure'; a partire da Gennaio 2017, marcheremo come 'non sicure' tutte le pagine che collezionano password o carte di credito, come punto di partenza di un progetto a lungo termine che ci porterà a segnalare tutti i siti in HTTP come 'non sicuri'"
E qui cominciano i problemi. Perché al di là delle dichiarazioni, che spaventano sino ad un certo punto, sappiamo anche come questo sia stato tradotto a livello visivo:
Tutto sommato un marchio lieve, che non turba particolarmente perché, ancora, non salta subito all’occhio. Ma come Google ha sottolineato, a tendere tutti i siti che non possiedono un protocollo HTTPS verranno etichettati e entreranno a fare parte della lista "non sicuri" con qualcosa di simile a questo:
Un timbro scomodissimo, evidente, che sa molto di "virus" e di "se navighi in questo sito ti rubano la carta di credito e ti bloccano il pc".
Di contrappunto, chi è già passato all’HTTPS è stato premiato con una rassicurante icona a lucchetto verde in fianco al nome del dominio: un sito credibile, solido e trasparente sembra essere, almeno per il momento, al sicuro.
Nel descrivere il grafico sottostante, Google ha usato le seguenti parole:
“La navigazione sicura tramite HTTPS sta diventando la prassi. Gli utenti desktop caricano più della metà delle pagine che visualizzano tramite HTTPS e trascorrono due terzi del loro tempo in pagine HTTPS. HTTPS è meno diffuso sui dispositivi mobili, ma abbiamo riscontrato una tendenza all’aumento anche su tali dispositivi”
La domanda spinosa sorge spontanea di conseguenza. Ma la connessione protetta incide sulla SEO? Influisce sul posizionamento del mio sito?
Per un po’ la risposta è rimasta nel limbo: sì, no, in parte, indirettamente. Poi Google ha tolto ogni dubbio: “sì, incide”; e la sua influenza sembra crescere di settimana in settimana, tanto che innumerevoli articoli dedicati alla SEO lo inseriscono come uno dei dieci fattori più importanti del 2017. Ci sono anche alcune statistiche che ci aiutano a visualizzare meglio la questione, tra cui il seguente:
che mette in luce come all’interno delle prime posizioni nei risultati di ricerca siano presenti siti con connessione protetta (e come questi siano triplicati rispetto all’anno precedente).
Altri studi, invece, prendono in considerazione le keywords attorno alle quali sono ottimizzate le pagine di un sito: il loro posizionamento è in netto miglioramento dallo momento del passaggio all’HTTPS in poi.
Per concludere, il passaggio alla connessione sicura è più un dovere che un consiglio, ed al momento non sembrano esserci effetti collaterali, anzi: vale senza dubbio la pena sfruttare le circostanze per migliorare il proprio sito in ottica SEO e User Experience. In caso contrario, quello che per il momento è ancora un dettaglio diventerà presto qualcosa di antipatico con cui fare i conti giorno dopo giorno.
Fonti:
https://www.google.com/transparencyreport/https/metrics/?hl=it
https://security.googleblog.com/2016/09/moving-towards-more-secure-web.html
https://webmasters.googleblog.com/2014/08/https-as-ranking-signal.html
https://www.cloudtec.ch/blog/web/2014/will-switching-to-https-affect-my-seo-ranking
In Domino si occupa di Strategia e di Marketing. Ogni mattina si sveglia con nuove idee che vengono puntualmente cassate entro sera. Sfoga la sua frustrazione suonando la batteria e fingendosi appassionato d’arte.