Un atto così semplice, alla portata di tutti. Forse fin troppo per essere davvero tale.
Da fermi o in movimento che siamo, le orecchie stanno sempre lì, pronte a captare i suoni che ci circondano.
Ma c’è una bella differenza tra sentire e ascoltare, per davvero, ciò che qualcuno dice.
“Mi stai ascoltando? Tutto chiaro?”
Quante volte l’abbiamo detta o ce la siamo sentiti dire?
Impossibile negarlo, per ascoltare serve uno sforzo, e nemmeno così tanto piccolo dato che farlo bene significa anche mettersi nei panni dell’altra persona.
Nel nostro lavoro, fatto di relazioni a stretto contatto col cliente, per trovare e sviluppare soluzioni efficaci tutto parte da quello.
È la parola che sceglie per noi Maurizio Cremonini, marketing e business developer in Comau per molti anni, con cui Domino ha lavorato per il rifacimento del sito web.
“Ascoltare è allineamento empatico, una delle più difficili tra le varie interazioni umane, solo ascoltando veramente i clienti possiamo mettere i loro bisogni in primo piano”.
Anche Elvira, che lavora come volontaria nell’associazione Paideia Onlus, sa bene che per costruire qualcosa bisogna prima ascoltare e saper mettere al centro l’altra persona.
Per Francesco, studente alla Scuola Holden, la parola ascolta è anche il più educato degli imperativi, in grado di mitigare l’impeto degli entusiasti e dare un’amichevole pacca sulla spalla al disilluso.
In Domino si occupa di storytelling e social media. Storie e parole sono la sua comfort zone fin da ragazzina, quando passava le giornate col naso ficcato nei libri anziché in compagnia degli amici di scuola. Oggi l'asocilità è migliorata ma la scrittura rimane al primo posto.