Il web e le applicazioni digitali si muovono sempre più verso una completa inclusività per i contenuti e i servizi digitali.
Dal 28 giugno 2022, infatti, anche le aziende private, con fatturato superiore ai 500 milioni di euro, saranno sanzionate se non renderanno il loro sito in linea con i requisiti di accessibilità. Si renderà applicabile infatti la "Legge Stanca" (lg. n°4 del 2004) che per anni ha riguardato solo il settore pubblico.
Un sito, o altro sistema informatico, è definito accessibile quando riesce a fornire informazioni e contenuti fruibili a tutti, eliminando qualsiasi tipo di discriminazione e barriera per quegli utenti affetti da disabilità, che necessitano di tecnologie assistive.
Che nella pratica può tradursi in:
Accorgimenti che sembrano banali, ma che spesso vengono trascurati a vantaggio del design.
Ad esempio, un sito accessibile è quello che presenta contenuti che siano fruibili anche ad utenti che utilizzano dispositivi come screen reader e assistenti vocali.
Le linee guida dettagliate sono state emesse dal Consorzio World Wide Web per quanto riguarda l'ambito internazionale, mentre per l'Italia il punto di riferimento è la guida AgID.
Chi non si è adeguato entro il 28 giugno 2022, potrebbe essere invitato dall' AgID ad adeguarsi entro un termine stabilito dopo il quale scatterebbero sanzioni amministrative fino al 5% del fatturato.
Un check veloce può essere fatto con MAUVE, un validatore online, sviluppato dall'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione "Alessandro Faedo" del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Un primo passo per capire come mettersi in regola e scegliere il team giusto per accompagnare questo cambiamento.
Cosa "ci portiamo a casa"? Che l'inclusività non può essere più una scelta e che ben presto è molto probabile che questa normativa possa estendersi anche ad altre categorie.
Un'occasione quindi per iniziare a pensarci ora, al di là delle possibili sanzioni, per garantire a tutti gli utenti un pieno accesso ai propri contenuti, senza eccezioni di sorta.